
L’ultimo episodio di cronaca accaduto a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, che vede come protagonista una ragazza di 16 anni che, in completa solitudine, ha partorito nel bagno di casa lasciando poi il corpo del neonato in un secchio sul balcone, ancora una volta ci impone una riflessione condivisa.
Al di là del morboso interesse sui particolari della vicenda e di come da storia nascosta sia diventata di pubblico dominio, al di là di facili recriminazioni sullo stato dei servizi, per noi assistenti sociali diventa prioritario domandarci come poter raggiungere queste donne prima che “il fatto” sia accaduto.
A tale proposito precisiamo che il nostro Ordine Professionale dal 2022 si sta interrogando su come poter riconoscere i primi segnali di questa sofferenza e come prevenire le possibili tragiche conseguenze: un approfondimento svolto da un gruppo di assistenti sociali ospedaliere i cui esiti sono reperibili al seguente link.
Come comunità professionale vorremmo che dalle testate giornalistiche emergessero anche informazioni utili per donne che si trovano in analoghe situazioni, le stesse informazioni che come assistenti sociali rivolgiamo alle donne che incontriamo nel nostro lavoro quotidiano nei consultori, in Ospedale, nei servizi.
Ci rivolgiamo quindi direttamente a loro per dire che:
– la gravidanza è tutelata dal Sistema Sanitario anche se sei straniera irregolare
– puoi accedere liberamente nelle strutture pubbliche, negli Ospedali e nei consultori
– se vuoi, puoi partorire in anonimato, senza farlo sapere a nessuno e avrai l’assistenza sia prima che dopo il parto
Anche la triste vicenda del bambino di Bari, lasciato in una culla per la vita mal funzionante, ha suscitato nuove attenzioni su questa tematica interessando anche la nostra Regione.
Apprendiamo dai giornali che il dr. Bertolaso sta effettuando una ricognizione sulle culle per la vita presenti in Lombardia.
Crediamo che sia sicuramente utile che tali luoghi vengano censiti e controllati per garantire che le misure di sicurezza siano rispettate. Le 11 culle per la vita lombarde sono infatti per lo più gestite da Associazioni afferenti al Terzo settore senza collegamenti diretti con strutture pubbliche ospedaliere.
Riteniamo però che queste moderne culle termiche richiamino fortemente la “ruota per gli esposti”, strumento di un’epoca che speravamo essere superata quando le donne si trovavano costrette, per vergogna o necessità, a lasciare il figlio indesiderato. Pur essendo una modalità in cui il neonato viene lasciato in un luogo sicuro, come comunità professionale ribadiamo che debba essere una possibilità residuale.
La donna infatti è sola, non può confrontarsi nella sua scelta con alcun professionista, non può ricevere alcun supporto assistenziale, psicologico o semplicemente informativo rispetto ai propri diritti. Ma sottolineiamo che anche il neonato verrà penalizzato. Infatti non potrà mai accedere alle richiesta sulle proprie origini o, in caso di patologie, non potrà avere nessuna informazione sulla genetica attraverso la madre biologica.
Gli strumenti quindi per proteggere i neonati e le donne esistono ma sono poco conosciuti.