
L’ultimo fatto di cronaca del 28 marzo u.s., ci spinge ad intervenire per esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza nei confronti dell’assistente sociale e delle psicologhe
per l’aggressione fisica e verbale subita durante un colloquio con una donna ed il figlio, a causa della quale hanno riportato contusioni tali da richiedere cure al pronto soccorso. Il drammatico episodio si è verificato a Barzio, presso la sede della Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera, che gestisce i Servizi alla persona per conto dell’Ambito di Bellano.
Queste situazioni mettono, ancora una volta, gli operatori dei Servizi Sociali a dura prova con effetti traumatizzanti, che evidenziano quanto sia difficile gestire interventi finalizzati al sostegno delle famiglie che presentano condizioni di fragilità e di disagio, in particolare nei casi in cui sono coinvolti minori.
La narrazione quasi quotidiana dei fatti di cronaca e le segnalazioni di aggressione presentate all’Ordine degli Assistenti Sociali da parte delle colleghe vittime di aggressione, (nel 93% dei casi appannaggio di donne), confermano quanto le stesse siano esposte a minacce, intimidazioni talora molto gravi e ad agiti violenti anche estremi, da parte delle persone che prendono in carico, spesso come reazione di difesa di fronte ad interventi che vengono vissuti come un attacco indebito ad un sfera privata personale e familiare ritenuta “intoccabile”.
Purtroppo da tempo i servizi sociali sono oggetto di particolare attenzione e di attacchi mediatici, nella maggior parte dei casi del tutto ingiustificati, da parte dell’opinione pubblica (attraverso i social), delle fonti di informazione più diverse, che alimentano pregiudizi, sentimenti di rabbia e d‘odio, oltre che essere sottoposti ad una costante pressione anche dalla parte politica e spesso degli avvocati di parte.
Quello di dell’assistente sociale è un mestiere difficile e delicato ma poco compreso e riconosciuto nell’autorevolezza attribuitagli dalle norme, spesso esposte ad un forte stress psicologico dovendo gestire colloqui e interventi in situazioni di alta conflittualità, collocamenti di minori, incontri con soggetti con patologie psichiatriche o dipendenti da sostanze. Un lavoro che vede gli assistenti sociali “in prima linea”, impegnati nel cercare faticosamente di stabilire una “relazione di aiuto” che consenta alle persone cui si rivolge l’intervento, di comprenderne le motivazioni e di accettare i supporti che vengono attivati in funzione del superamento delle criticità presenti e volti a promuovere cambiamenti positivi delle loro condizioni di vita. Certamente, ogni scelta e valutazione che l’assistente sociale opera è delicata e complessa perché coinvolge la vita dell’altro. Interventi che, lo ricordiamo, nel casi di Tutela dei minori, vengono decisi dall’Autorità giudiziaria con la quale i professionisti collaborano.
Quando si verificano questi episodi, le colleghe possono compilare la scheda di segnalazione all’Ordine regionale, importante per monitorare il fenomeno nel suo insieme. Inoltre in questi casi prendiamo subito contatto con loro per non lasciarle sole e per verificare la situazione rispetto all’adozione delle misure di prevenzione e di protocolli operativi di sicurezza nel contesto di lavoro.
Infine, offriamo uno spazio di ascolto e valutiamo con la diretta interessata, l’opportunità di avvalersi di eventuali forme di sostegno gestite al nostro interno, soprattutto in caso di colleghe traumatizzate e quindi con grosse difficoltà a riprendere il lavoro, come la partecipazione ad un gruppo di auto-mutuo-aiuto per condividere l’esperienza vissuta e recuperare un senso di tranquillità emotiva, di fiducia nelle proprie risorse personali insieme alla motivazione a continuare a svolgere la professione, nonostante tutto.
Di fronte al moltiplicarsi di episodi di violenza nei servizi pubblici, si stanno anche diffondendo percorsi di formazione su iniziativa dei datori di lavoro, per sviluppare i metodi di riconoscimento di potenziali segnali di pericolo e di valutazione del rischio in situazioni che possono condurre ad aggressione e metodologie per gestire utenti aggressivi e violenti, che riteniamo siano molto utili.
Come Ordine degli assistenti sociali, non ci stancheremo mai di sottolineare l’alto valore etico e deontologico di una funzione propria che si declina nella protezione delle fasce più deboli e tra queste quella dei minori di età, per garantire diritti che sono ancora oggi facilmente elusi in un sistema che normalmente pone ancora al centro la persona adulta.