L’Ordine degli Assistenti Sociali della Lombardia ha appreso, con sgomento e preoccupazione, le recenti notizie relative al carcere minorile Beccaria di Milano.
Le notizie dei disordini nella notte tra il 20 e 21 agosto, che hanno richiesto l’intervento dei pompieri e di altre forze di polizia e che hanno portato in Pronto Soccorso diverse persone tra agenti di polizia penitenziaria e detenuti, ci interroga sulle reali condizioni di vita in questo IPM. Domande supportate dall’analisi del Garante delle persone ristrette che, nel recente report (dati aggiornati al 18 agosto), ha reso noto come, a fronte di una capienza per 37 detenuti, al Beccaria siano attualmente rinchiuse 60 persone tra minori e adulti infra ventiseienni, con un tasso di sovraffollamento del 162,16 per cento (IPM più affollato d’Italia).
Queste notizie non possono che portarci a sottolineare come elementi quali il sovraffollamento, le pessime condizioni di vita dei detenuti, e di lavoro per tutti gli operatori coinvolti, si allontanino dall’art. 27 della Costituzione italiana che dispone “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Principi di ancor maggior valore negli IPM che dovrebbero essere luoghi di accoglienza in grado di fornire sostegno e programmi trattamentali volti al recupero dei giovani detenuti, istanze educative definite dalla Corte costituzionale assolutamente prominenti nell’esecuzione penale minorile.
Rifiutando e rimarcando il nostro fermo rifiuto a qualunque forma di violenza che non può mai trovare una minima giustificazione, auguriamo agli agenti di polizia penitenziaria e ai detenuti feriti una rapida guarigione.
Nel contempo chiediamo al Ministero di Giustizia un rapido ed efficace intervento per rendere il Beccaria un luogo sicuro in cui le disposizioni legislative italiane vengano rispettate ed applicate.
I ripetuti fatti del Beccaria denunciano ancora una volta senza filtri, la necessità di una presa di coscienza non più rinviabile, sul senso di tenere dei minori in un contesto disumanizzante, di sopraffazione e di abbandono, alimentando e riproducendo solo disagio e sofferenza.