Nella Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza – Convenzione ONU 1989 – del 2023, con le immagini delle tante guerre attive, oltre al conflitto Russo-Ucraino e quello israelo-palestinese vi sono le guerre in Armenia e Azerbaigian, Iran, Yemen, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo e Grandi Laghi, Sahel, Haiti, Pakistan, Taiwan, per i bambini e per gli adolescenti di tutto il mondo, non possiamo che invocare il diritto alla Pace.

 

Pace la chiediamo, come comunità professionale, anche per i bambini che vivono un conflitto all’interno delle mura domestiche, quel luogo che dovrebbe essere un rifugio sicuro e senza dolore.

Sappiamo però non essere sempre così, in Italia ci sono poche ricerche e scarse statistiche sulla violenza assistita dai minori, ma sappiamo che il 51% delle donne che denunciano violenze e maltrattamenti in ambito familiare hanno figli.

 

Il CISMAI, Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia, sostiene che si possa parlare di violenza assistita quando “i bambini sono spettatori di qualsiasi forma di maltrattamento espresso attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte e minori”.

 

E’ accertato che in presenza di bambini le donne hanno più difficoltà a denunciare le violenze subite perché temono il loro allontanamento, ma sappiamo anche che la “violenza indiretta” sui minori può provocare conseguenze gravi sui minori stessi.

 

Gli effetti della violenza assistita possono essere sia immediati (depressione, bassa autostima, ansia, aggressività, scarsa capacità di gestione della rabbia, stati di agitazione ed irrequietezza, minori competenze sociali e relazionali, propensione alla somatizzazione, capacità empatiche ridotte, comportamenti regressivi, autolesionisti, disturbi alimentari, bullismo, uso di alcol e sostanze, scarso rendimento scolastico a volte associato a problemi di apprendimento), sia proiettati nell’età adulta. I bambini ed i ragazzi che hanno imparato che nell’affettività la violenza è permessa ed accettabile, rischiano di introiettare questo “modello di uomo” e di mettere in atto azioni maltrattanti nei confronti della moglie/compagna, senza assumersene le responsabilità o riconoscerlo come reato. Specularmente le bambine e le ragazze che hanno assistito a violenze tra i propri genitori, possono assimilare l’idea di accettare una relazione opprimente e/o abusiva, considerandola nella norma.

 

La violenza assistita, malgrado sia stata riconosciuta dalla nostra giurisprudenza come reato ai danni del minore (Legge n. 69 del 2019), è ancora oggi culturalmente negata. A molti colleghi è capitato di sentire le donne maltrattate affermare “i bambini non hanno visto e sentito nulla, dormivano nell’altra stanza”, “è un bravo papà, se la prende solo con me, su di loro non ha mai alzato le mani” “se mi chiedono come mi sono procurata i lividi gli dico che ho preso dentro al mobile”.

 

La violenza assistita è l’altro lato della violenza di genere, ma ha come vittime i bambini ed il suo contrasto è la forma di prevenzione più sicura e mirata ai maltrattamenti in famiglia, l’unico modo per interrompere il ciclo intergenerazionale della violenza.

Chiediamo quindi a tutti, operatori e cittadini, di dare un’attenzione in più ed un giudizio in meno a quei bambini arrabbiati, solitari e aggressivi che vivono nel nostro palazzo o frequentano le classi dei nostri figli. Proviamo a guardarli in altro modo ed assumerci la responsabilità di chiedere aiuto per loro.